sabato 26 giugno 2010

BIOGRAFIA DI GIANNI ATZORI: 1925-2002


Giovanni Atzori, noto Gianni, insegnante elementare, figura politica oristanese, artigiano e uomo di cultura.
Nacque ad Oristano (Sardegna) nel 1925, figlio del Falegname Boiccu Atzori, fu maestro elementare e artigiano. Ha condiviso la sua vena artistica con i fratelli Nicola, Lelle e Peppinetto.

Fu tra i primissimi sostenitori in Sardegna della lingua sarda quale idioma da portare all’interno della vita pubblica. Con lui il sardo entrò- in manierà pressochè rivoluzionaria per i tempi (fine anni 50)- nelle scuole pubbliche della provincia: Cabras prima tra queste, dove è ancora oggi conosciuto con il nomignolo di “Su Maistu“. Il suo uso del sardo, variante campidanese, sia in forma parlata che scritta, è da sempre unanimente riconosciuto per ricchezza espressiva, originarietà e proprietà di linguaggio.Fu tra i pochi infatti a evitare la contaminazione italianista delle parole e a mantenere vivo un sardo forbito, autentico e sempre adeguato al contesto.


Giovanissimo iniziò a lavorare come guida turistica all'estero in Francia e in Svizzera (1949-53), prima a Parigi, successivamente a Biarritz (paese basco-francese), rientrò in Sardegna dove alternò il suo lavoro di maestro elementare alla passione per l’archeologia. E’ stato tra i primi oristanesi a rendersi conto dell’importanza della penisola del Sinis nella preistoria sarda collaborando con l'amico l'archeologo Enrico Atzeni (professore di Paleontologia e di Antichità sarde all’Università di Cagliari) nel rinvenimento di alcuni preziosi reperti, oggi esposti nei principali musei sardi. Intorno agli anni ‘50, insieme a Angelinu Iriu, meglio noto come Geppetto ( nella foto a lato Gianni e Geppetto con una cernia), fu uno dei primi subacquei della provincia di Oristano, nelle acque della penisola del Sinis e nella marina di San Vero Milis, Su Pallosu in particolare.La passione per il mare lo portò a conoscere la grande ricchezza di pesce, ma anche di corallo, dei fondali tra S.Giovanni di Sinis, l'isola di Mal di Ventre e Capo Mannu. Nel 1969 la sua passione per l’attivita subacquea gli costò un embolo spinale che gli compromise l’uso delle gambe per vari mesi. Con grande sforzo riacquistò parzialmente la deambulazione durante i due anni sucessivi con frequenti visite in cui maturò una notevole conoscenza mineralogica e paleontologica nell’isola.
Celebre un suo accalorato discorso in lingua sarda durante una manifestazione di protesta contro le servitu’ miitari in Sardegna, citato largamente in contesti politici e linguistici (San Salvatore, Cabras, 1980).Consigliere comunale nella seconda metà degli anni ’80 e capogruppo nel comune capoluogo per il Partito Sardo d’Azione, fu tra i dirigenti del partito dei quattro mori anche a livello nazionale sardo. Ad Oristano guidò la sezione cittadina, assieme -fra gli altri- a Maria Teresa Sechi (già presidente della Provincia di Oristano). Componente della Commissione Comunale alla toponomastica per la lingua sarda, diede un contributo significativo alla ricerca della elaborazione dei nomi in sardo delle attuali vie e piazze di Oristano. Già consigliere di Amministrazione dell’Esit (Ente Sardo Industrie Turistiche) e anche componente della Comitato Misto Paritetico sulle Servitù Regionali.
Insieme a Gigi Sanna, e’ stato autore anche di una delle prime pubblicazioni sulla letteratura in Lingua Sarda e sulla storia della Sardegna-copertina a lato- (Sardegna, Lingua Comunicazione e Letteratura, edizioni Castello e Omines- edizioni Castello ). Con questa pubblicazione prima e con " Omines dal Neolitico all’ eta’ Nuragica" (edizioni Castello) poi, attraverso l’esame delle tavolette bronzee di Tzricotu (Cabras), nonostante l’inspiegabile silenzio e scetticismo di alcune autorita’, contribuì in maniera concreta a rilanciare il dibattito sul controverso tema dell’esistenza di una scrittura nuragica o paleosarda. Fu anche un grande appassionato d’arte: lavorò svariati materiali.Dall’ossidiana del Monte Arci (nella foto alcuni coltelli), ai coralli rosso e nero (quest'ultimo prima di allora sconosciuto in Sardegna) del Sinis, alle pietre dure, ma anche il corno, l'osso e la trachite di Fordongianus.




Collezionista di minerali e fossili sardi e non solo, ha partecipato a svariate decine di mostre ed esposizioni in ogni parte d’Italia.


Le sue opere (statuine-nella foto-, gioielli, collane e monili vari) sono state esposte fra l’altro all’Antiquarium Arborense di Oristano (1995) nella fortunata mostra intitolata “Aurum Nigrum” e attualmente possono essere visitate nelle collezioni permanenti dei comuni di Pau sul Monte Arci (Provincia di Oristano) e di Teulada (Provincia di Cagliari).Cinque gioielli artigianali, realizzati da Gianni Atzori in argento e pietre dure si trovano invece in una mostra permanente del Museo del costume e del gioiello sardo presso il Palazzo Boyl di Milis (Provincia di Oristano).Si tratta di: una “perda ‘e latti” in cristallo di roccia, una “perda ‘e bambini” in diaspro rosso, una “perda ‘e tronu” in diaspro verde, una “perda ‘e fogu” e un “pinnacheddu” in ossidiana. Gli amuleti sono stati donati nel 2004 al comune di Milis dalla famiglia Atzori .

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