lunedì 18 dicembre 2017

In ricordo del maestro e artista oristanese Nicola Atzori

Nicola Atzori: Oristano 1924-1991

Compie i suoi studi superiori a Cagliari , presso il Liceo Magistrale.
La scoperta, con i fratelli Gianni e Peppino, della  grande dea madre in arenaria di Serra Is Araus, ora al museo di Cagliari, pare suggellare quel sentimento di appartenenza alla sua terra che diventerà una costante negli anni a venire.



Maestro Elementare, Artista, Pittore, ceramista

Anche lui, come i suoi fratelli apprese la manualità nella bottega artigiana del papà Salvatore, in via Angioy, ad Oristano.
Dopo varie esperienze di lavoro riuscì a portare la passione per disegno e arte a Scuola, specie in quella di Donigala dove ottenne la sede fissa.



Immensa, nel corso della sua vita, la sua produzione artistica; tra questa spazio rilevante per le grandi composizioni astratte, non solo su carta, ma anche su incisioni e modelli in argilla rossa: pannelli composti a più moduli dai colori spesso contrastanti rimandano a visioni di fondali marini, ai moti vorticosi delle correnti, alle stratificazioni delle correnti rocciose.




L'aggancio con la natura e/o tradizione sarda lo si ritrova sempre nei lavori di Nicola.In tantissime case oristanesi e non, i suo balletti sardi in ceramica fanno bella mostra.
Collaborò con il figolo Giovanni Sanna realizzando una serie di piatti ispirandosi alle forme naturali: sezioni spiraliformi di nautilus, cristalli di aragonite, legni e pietre lavorate dal mare.
Il ricordo
Da nipote in questo piccolo post a lui dedicato, con piacere voglio ricordare un trekking fatto da bimbo con mio papà Gianni e proprio con Nicola sino alla mitica Tiscali.Dopo aver macinato chilometri e chilometri a piedi, arrivati quasi in vetta zio Nicola aprì il suo cavalletto e iniziò a disegnare e colorare quella splendida vallata sotto di noi;  fu davvero un momento denso di grande emozione.



Si ringraziano  Beppe Meloni autore di "Oristano Piccola Città" e Antonello Atzori per la collaborazione alla stesura di questo post.

mercoledì 22 febbraio 2017

CIAO PEPPINETTO !

Ci ha lasciato oggi Giuseppe Atzori, meglio conosciuto come  Peppinetto, fratello di Gianni.
Classe 1933, Oristanese di grande cultura, umanità , genialità artistica e Archeologo Onorario.
La camera ardente si trova presso l'Ospedale San Martino di Oristano.
Il funerale si svolgerà domani (23 febbraio 2017)  alle 16 alla Chiesa dei Cappuccini di Oristano.
Numerose le sue pubblicazioni in campo archeologico tra queste ricordiamo "Prima nota  sull'Isola di Mal di Ventre" (1973) e  "La Penisola del Sinis tra il Bronzo Finale e la prima età del Ferro" (con Tore, Stiglitz e Sebis, 1986).
Ma anche : "Le ceramiche nuragiche al Tornio" / Giuseppe Atzori in La Sardegna nel Mediterraneo tra il secondo e il primo millennio a. C. : atti del 2. Convegno di studi Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo : Selargius-Cagliari, 27-30 novembre 1986. Cagliari, stampa 1987.p. 81-89 ; "Atzori G. –Il villaggio nuragico di Sant’Elia in Santa Giusta (Oristano)".











Pubblichiamo qui sotto il bel ricordo postato su facebook da uno dei suoi amici e compagni fraterni, Mario Carboni.


Mario Carboni ha aggiunto 2 nuove foto.
1 minuto fa

Ho appena appreso che ci ha lasciato Peppinetto Atzori.

Dire che se ne è andato un sardista è riduttivo.

Peppinetto viaggiava in cieli di cultura, creatività,onestà, moralità, che solo uomini come lui ed il compianto fratello Gianni Atzori, tenevano sgombri e limpidi per vivere la sardità con la loro memoria che si perdeva nella notte dei tempi del nostro popolo.

Grande maestro e guida per tanti giovani oristanesi che lo trovavano sempre disponibile, cortese e comprensivo quando lavorava all''UNLA, luogo che grazie a lui per tanti anni fu un punto di riferimento culturale, zona liberata dal conformismo e dalla colonizzazione culturale.
Nel Museo di Cabras dal 2014 un pannello ricorda il nome di Peppinetto, Giuseppe Atzori alla scoperta dei Giganti di Monte Prama (foto del 2014)
Pochi lo ricordano ma fu lui che capì per primo, che quelle rocce appena sbozzate e trovate casualmente da un contadino, erano i Gigantes di Monte Prama e immediatamente con Lilliu ne diedereo la giusta interpretazione archeologica, artistica, storica e patriottica di quell'importante rinvenimento, tenuto rinchiuso poi per tanti anni nelle cantine dei nemici della Nazione sarda.
Ecco anche Peppinetto Atzori era un Gigante della Sarda Natzione.
Mi mancherai caro amico, fra i primi a credere nell'iniziativa de Su populu sardu.
Articolo del 1974 La Nuova Sardegna sulla scoperta dei Giganti di Monti Prama: per ingrandire clicca sopra 
Ti ricordo quando con le tue mani d'oro costruivi il grande tavolo di legno delle riunioni nella prima sede del movimento ad Oristano, e intanto parlavi, delle tue origini ebraiche, di Tarros e delle ascendenze fenicie, del tronco prenuragico dei pescatori di Cabras e Santa Giusta e dei nuragici nostri illustri antenati, navigatori, cercatori e fonditori di metalli, sul quale si innestava chiunque voleva sentirsi e divenire sardo cosciente, qualunque fosse la sua origine e provenienza.
Da Articolo La Nuova Sardegna 8 luglio 2014, al link 
Ogni tanto offrivi agli amici scampoli della tua grande cultura esoterica, per prova e per poi continuare ad approfondire un dialogo personale se si stabiliva un contatto e una corrispondenza di interessi e possibilità di scambio di esperienze e conoscenze.
Ti ricordo ancora protagonista del Vento sardista ad Oristano e nel grande movimento che si era creato in Sardegna.

 Peppinetto nel 1973 fu tra i fondatori e promotori del periodico nazionalista, indipendentista bilingue e movimento omonimo denominato "Su Populu Sardu"
Parlando in quel sardo giudicale, bello, sonoro, profondo e poetico,sostenevi il nostro diritto all'indipendenza nazionale, ma non con falsi e demagogici proclami,ma con la cultura e la predicazione, con la convinzione degli indecisi e dubbiosi, ma anche facendo fronte agli avversari, anche a volte guardandoli dall'alto, non con disprezzo, ma con graffiante ironia sardonica e non chiudendo neanche a loro, se sardi, la porta del Fortza Paris.
Le mie più sentite condoglianze ai famigliari, con i quali quando vivevo ad Oristano mi sentivo in una mia famiglia.
Mario Carboni
IL RICORDO DEL SINDACO DI BAULADU
Peppinetto da alcuni anni aveva lasciato la sua casa di via Angioy ad Oristano e viveva e risiedeva a Bauladu.
Uno dei primi a ricordalo oggi su Facebook è stato proprio l'attuale Sindaco del paese Davide Corriga, il secondo sindaco più giovane dell'isola.
Ecco il suo post su facebook. 


I LAVORI DI PEPPINETTO
Dalla ceramica, alle pietre, alla pittura: Peppinetto spaziava il suo estro artistico, non lasciando mai nulla al caso, ma cercando di riproporre studi, sensazioni e passione.
Tra i lavori più riusciti e apprezzati quelli in ossidiana e tra questi le splendide lame in "oro nero".

RICORDI DA FACEBOOK
Conosciutissimo in tutta l'isola oltre che nella sua Oristano, tanti i messaggi di cordoglio e i ricordi, comparsi su facebook in queste ore.
Tra questi anche quelli di Linalba Ibba, Francesco Cesare Casula, Tonino Bussu, Bustianu Cumpostu , Massimo Torrente, Etta Serra, Leonardo Marras, Maura Falchi  ecc
L'elenco è lunghissimo.Li pubblichiamo qui tutti.

Video ricordo di Peppinetto, da archivio Rai.




martedì 24 gennaio 2017

Scontro tra religiosi sullo stato del Corriga con il volto di Gianni Atzori al momento del ritrovamento

L'Unione Sarda del 24 gennaio 2017
Continua anche dopo l'inaugurazione e la benedizione dell'Arcivescovo Mons.Ignazio Sanna lo scontro interno agli ambienti religiosi in relazione alle condizioni del quadro di Antonio Corriga.
 La mega opera pittorica dedicata al Martirio di San Sebastiano, raffigurato con il volto di Gianni Atzori, era stata riscoperta quando il pittore era ancora in vita e secondo Mons.Costantino Usai era in "condizioni pessime e aveva un buco".
A tornare sull'argomento con un nuovo articolo con inedite rivelazioni è oggi l'Unione Sarda che potete leggere qua sopra.
Dopo l'intervento del Consiglio della Parrocchia interviene oggi l'ex parroco Costantino Usai che evidenzia le pessime condizione della tela prima del restauro.
Ricordiamo che l'Unione Sarda già dal 2015 aveva raccontato che lo stesso era stato censurato e distrutto.Vediamo qua sotto il video servizio di Michele Masala del 23 novembre 2015



Mons.Usai ribatte così alla nota della Parrocchia di qualche giorno fa che sosteneva l'integrità del quadro al momento del ritrovamento dopo la sua rimozione;  ripubblichiamo qui sotto nuovamente l'articolo del 22 gennaio 2017.

domenica 22 gennaio 2017

"La tela di Corriga non fu distrutta ", singolare nota, arriva con due anni di ritardo, ma un video servizio la smentisce

Sembra che ancora qualcuno voglia cercare di nascondere quella che è ormai parte della storia della città di Oristano e che evidentemente fatichi a digerire il rientro del  quadro di Antonio Corriga di San Sebastiano con il volto dell'ateo Gianni Atzori.
CONSIGLIO PASTORALE PARROCHIALE: LA TELA DI CORRIGA NON E' MAI STATA DISTRUTTA
Arriva con due anni di ritardo, una  sedicente  "smentita".La vedete qui sopra.Riguarda un particolare ben preciso del ritrovamento della discussa tela raffigurante il martirio di San Sebastiano, realizzata da Antonio Corriga, che era stato reso noto da tempo.
"Risulta falsa la notizia-leggiamo oggi su L'Unione Sarda, 22 gennaio 2017- che la tela si stata sfregiata, fatta a pezzi e racchiusa dentro buste". A farla è il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Un'affermazione che   nega oggi  che il quadro censurato, rimosso,  sul finire degli anni '50  venne volontariamente rovinato , fatto a brandelli e  trovato poi in otto sacchi neri.
Lo stesso articolo di oggi nell'ultima frase correttamente ricorda che: 
"Chi però l'ha trovata ha più volte affermato che la tela era stata fatta a pezzi".
E' evidente che siamo davanti oggi ad un tentativo di capovolgimento  di quanto saputo e noto da tempo.
Come mai ? Che senso ha  ? Perchè ?
La dichiarazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale pubblicata oggi   su L'Unione Sarda, è davvero singolare e lasciamo giudicare gli oristanesi in base ai fatti.

A PARLARE DI QUADRO FATTO A PEZZI FU PERO' L'UNIONE SARDA GIA' DAL 2015
Per cercare di capire chi e quando aveva affermato che la scomoda tela che portava il volto di un ateo al martirio di San Sebastiano fosse stato distrutto e fatto a pezzi, occorre fare un passo indietro. 
Le date sono importanti.
A raccontare che il quadro di Corriga era stato fatto a brandelli era stato infatti nel 2015 l'Unione Sarda, accompagnandolo dall'intervista del restauratore Italo Brai.

IL VIDEO SERVIZIO DI MASALA MAI SMENTITO
Ma ecco il video del servizio giornalistico on line che smentisce quanto oggi dichiarato nella nota del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

 Se volete potete guardare il video  anche qui direttamente dal sito on line del quotidiano L'Unione Sarda,   Video Servizio di Michele Masala del 2015 (mai smentito)
Il giornalista Michele Masala aveva scritto il suo testo sia nella versione on line L'Unione Sarda del 23 novembre 2015 , che in quella cartacea del giorno dopo  

L'Unione Sarda 24 novembre 2015
"Il Vescovo aveva deciso di nasconderlo nelle stanze superiori della chiesa.Qualche tempo fa abbiamo saputo che lì ci poteva essere un dipinto di Corriga e abbiamo trovato questa meraviglia .Puntuaizzo: l'hanno tagliato in otto e messo dentro buste nere"dice Brai...." 
(citazione Unione Sarda-versione cartacea- 24 novembre 2015).

E stranamente fino ad oggi mai nessuno ha smentito questi articoli on line, cartaceo e relativo video servizio del 2015.

A parlare con le virgolette, ovvero con citazione diretta del giornale. fu il restauratore Italo Brai .Lo riproponiamo "...l'hanno tagliato in otto e messo dentro buste nere" dice Brai.- Fine citazione-
E appena due giorni fa la circostanza è stata nuovamente riportata dallo stesso  quotidiano cagliaritano.
L'Unione Sarda 21 gennaio 2017
"Abbiamo trovato questa meraviglia tagliata in otto e messa dentro buste nere racconta Italo Brai". (L'Unione Sarda del 21 gennaio 2017)-
Ma stranamente la nota del Consiglio Pastorale si accorge solo oggi questo vecchio particolare e la nota pubblicata oggi fa seguito alla dichiarazione del Parroco don Giuseppe Sanna di  ieri 21 gennaio ove spiegava si fa per dire la rimozione del Corriga, con "lavori di sistemazione della Parrocchia".Un'affermazione che indubbiamente fa sorridere.
E se sommiamo le due frasi: 1) è stato rimosso per una risistemazione; 2) non è stato distrutto allora è chiaro che si vuole nascondere la censura e la realtà storica.
Ma la storia non si cambia, si studia.
Arte, valori, uomini vanno rispettati per quello che sono e che hanno fatto.

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sabato 21 gennaio 2017

IL CORRIGA RITROVATO: "San Sebastiano"


di Ivo Serafino Fenu

Curatore della Pinacoteca di Oristano


In qualche modo legato ancora all’esperienza fiorentina, del quale costituisce insieme la sintesi e il superamento, è la monumentale tela del San Sebastiano realizzata per la chiesa omonima di Oristano nel 1956. L’opera, sconosciuta ai più e della quale rimane anche un fedele studio preparatorio conservato ad Atzara, sostanzialmente irrisolta soprattutto nell’incapacità di gestire grandi formati, è prova lampante, in questa fase, di un disorientamento dell’artista, ancora in bilico tra istante classiciste e realiste. Si tratta di una produzione “eccentrica” rispetto alla poetica e alle tematiche più conosciute di Corriga e, tuttavia, emblematica per capire elementi importanti in seno alla sua formazione e, soprattutto, rispetto agli ideali umani e artistici anzidetti. Rimossa dall’altare per volontà dell’Arcivescovo di allora – in una vicenda dal sapore guareschiano che ben restituisce, in salsa oristanese, il clima da Guerra fredda di quegli anni –, ci ricorda tuttavia da un lato la passione politica che ha sempre sostenuto l’uomo e, dall’altro, quella robusta formazione accademica acquisita nel decennio precedente. 

Se l’impostazione compositiva del San Sebastiano, lo studio anatomico, i contrasti cromatici rimandano a certo classicismo del Seicento bolognese di marca controriformista, il volto del santo, il cui studio dal vero dell’amico e, anch’egli militante politico e dichiaratamente ateo, Gianni Atzori – ritenutiti intollerabili dalla curia oristanese – presente in mostra, riconduce, viceversa, a quel “senso di realtà” e a quell’amore per il vero che diverranno il leit motiv dell’arte di Corriga. L’opera conferma, dunque, il ruolo dell’artista di mediatore naturale tra la cultura artistica del Novecento italiano, e non solo, e quella sviluppatasi in Sardegna in quegli anni e lucidamente descritta da Salvatore Naitza nel brano su riportato, altresì conferma, sempre utilizzando le sue parole, «una grandiosità pittorica non molto frequente nell’isola» e quella «funzione di innovatore, esercitata, in modi propri, in sintonia con artisti quali Foiso Fois, Libero Meledina, Costantino Spada e non molti altri, nel senso di una storica svolta formale nella pittura isolana a partire dagli ultimi anni Quaranta e soprattutto nel decennio successivo» (S. Naitza 1991).


Tuttavia, per quanto insolita e, a suo modo sfortunata, per le vicende e i contrasti appena descritti, l’opera oristanese sarà la prima di molte e ben più fortunate committenze provenienti da tutta l’Isola da enti religiosi che garantiranno a Corriga un consenso ineguagliato tra gli artisti sardi del Novecento, facendone un vero campione della devozione popolare e che gli consentirono, spesso in formati spettacolari e inusuali e decisamente meglio orchestrati, di dispiegare da un lato quella “grandiosità pittorica” e dall’altro quel robusto legarsi alle realtà locali in una sintesi estetica intrisa di esuberanze barocche ed esasperazioni luministiche capaci di evocare le ombre profonde del Seicento spagnolo.

Esclusivo/la vera storia del quadro sconfessato nel 1957
L'ARCIVESCOVO SANNA BENEDICE LA TELA SCOMUNICATA DA MONS. FRAGHI'

Una storia che ha davvero dell'incredibile, che val la pena  e raccontare in tutti i suoi dettagli.Dalla censura e rimozione del 1957, fino al restauro, ritorno e benedizione religiosa di ieri 20 gennaio 2017.

La Nuova Sardegna 21 gennaio 2017
GIANNI ATZORI, RIBELLE ANTICLERICALE
Protagonista del caso, una tela enorme di tre metri e ottanda per due e ottanta.Un quadro scottante, che ha come protagonista il volto di un oristanese scomodo: Gianni Atzori. Un capolavoro artistico di un giovanissmo e promettente pittore appena approdato dalla sua Atzara ad Oristano: Antonio Corriga.

Fin da giovanissimo Gianni non aveva nascosto il suo spirito ribelle, anarchico, dichiaratamente anticlericale, pur cresciuto in un'ambiente cattolicissimo, per non dire bigotto, come quello della città Oristano.Insomma un giovanotto che non le mandava a dire, che mal sopportava ingerenze e atteggiamenti invasivi della sfera religiosa nella vita di tutti i giorni.

L'INFLESSIBILE CENSURA DI MONS.FRAGHI' 
Erano ancora gli anni di Don Camillo e Peppone ed Oristano è stata uno degli ambienti dove l'influenza della chiesa nella società civile e nella vita quotidiana era di enorme influenza.
Negli anni '50, a pochi anni dal fine della seconda guerra mondiale, il ruolo della Chiesa nella società italiana, sarda e oristanese era sicuramente infatti ancora più influente di quello odierno.Un contesto dunque di piena guerra fredda anche interna nel quale chi non credeva era bollato e marchiato in senso negativo.Aver raffigurato San Sebastiano con il volto di un anarchico, per giunta dichiaratamente ateo, Gianni Atzori, rappresentava una sfida, una vera e propria eresia.
Per questo l'esposizione di questa maxi tela nella chiesa oristanese durò ben poco.Il tempo di essere visto dall'arcivescovo del tempo Mons.Sebastiano Fraghì-nella foto qui sopra- (in carica dal 1947 al 1978) per poi vederne la sua distruzione e posa in 8 sacchi come rifiuti.Un capolavoro dunque distrutto e finito in qualche baule per mezzo secolo.

L'AMICIZIA TRA ANTONIO CORRIGA E GIANNI ATZORI
Il giovane e promettente pittore Corriga arriva ad Oristano e uno dei primissimi amici oristanesi che lo introduce nell'ambiente cittadino è proprio Gianni Atzori. Entrambi hanno in comune un fortissimo spirito rivoluzionario, quello che si richiama al primissimo socialismo, ma non solo.Ad unirli è infatti anche un fortissimo amore per l'arte e la manualità.
"I nostri padri-ha spiegato la figlia del pittore Sabina Corriga ad Andrea Atzori, figlio di Gianni- insieme ne hanno combinato tante e questa è stata una delle tante ".
IL RESTAURO DELL'OPERA
Merito di aver salvato l'opera è interamente di un restauratore oristanese.Dopo 60 anni quei rifiuti hanno ripreso vita.Il quadro tagliato in otto parti era infatti stato riconosciuto come un "Corriga" e dunque meritevole di attenzione.
L'autore è Italo Brai che con l'aiuto della collega Rita Fodde è riuscito a ricomporre il lavoro di Antonio Corriga.E così dopo un lavoro certosino il San Sebastiano è tornato alla luce in tutto il suo splendore e può essere ammirato nella centralissima chiesa di San Sebastiano ad Oristano. Un'attività compiuta nel Laboratorio Restauro Arborense .
Mons.Ignazio Sanna durante la messa solenne di ieri a San Sebastiano
LA BENEDIZIONE IERI
 Attraverso  Messa solenne nella giornata destinata a San Sebastiano, celebrata dall’arcivescovo Ignazio Sanna, il quadro scomunicato nel 1957 dal suo predecessore Mons Fraghì, con il volto dell'ateo dichiarato Gianni Atzori è stato benedetto.

Insomma il volto di un ateo oggi, nel 2017, sembra non fare più paura alla chiesa oristanese.
  LA SODDISFAZIONE DELLA FAMIGLIA ATZORI
Il “San Sebastiano” di Antonio Corriga ritorna dunque a casa, nella chiesa a lui dedicata.
Grande soddisfazione della famiglia Atzori tutta.Su Facebook ad esprimere il suo commento e i ringraziamenti uno dei fratelli di Gianni, Silvestro.

 Qualcuno ha parlato anche del possibile ruolo di Franco Collu nella realizzazione della discussa opera.Sabina Corriga, figlia del pittore,  non aveva mai sentito parlare di Franco Collu, citato da alcuni come ulteriore modello del discusso quadro :
 " come detto nella conferenza di ieri il volto è indubbiamente quello di Gianni Atzori, possibile che invece per il corpo abbia fatto da modello il sig. Collu".
Marisa Murru e Andrea Atzori sotto il San Sebastiano di Corriga
Anche la moglie di Gianni Atzori ricorda perfettamente la singolare storia: "Ho sempre conosciuto il caso-racconta Marisa Murru- Gianni e Antonio insieme si divertivano da matti ".

L'Unione Sarda del 21 gennaio 2017
Attenzione: precisazioni in merito all'articolo dell'Unione Sarda di oggi 21 gennaio 2017.

1) Il quadro di Corriga era stato rimosso e distrutto in otto parti  non certo per "lavori di sistemazione"-come dichiarato oggi sul quotidiano sardo dal parroco Mons.Giuseppe Sanna  -, ma per una vera e propria scomunica- censura - avvenuta direttamente per opera dell'arcivescovo di allora, mons.Sebastiano Fraghì.
Lo studio preparatorio del San Sebastiano di Corriga,   ovvero un  quadro, di proprietà della famiglia Corriga, esposto nella Mostra del 2014 alla Pinacoteca di Oristano-attesta che il volto in oggetto è senza dubbio alcuno quello di Gianni Atzori.
Lo stesso autore Corriga e  Gianni Atzori hanno sempre raccontato il caso di censura e distruzione .
Certa e documentata-attestata dal restauratore dell'opera è   la   distruzione in 8 parti dell'opera, 8 sacchi neri.
Franco Collu - citato dal parroco Mons.Giuseppe Sanna su Unione di oggi- ha posato probabilmente da modello per Corriga esclusivamente per il corpo del santo (era infatti un pugile )  questo non fa venir meno la censura e la scomunica note e documentate.
Corriga aveva utilizzato due modelli differenti dunque: uno per il volto Gianni Atzori e uno per il corpo, Franco Collu.
Studio di preparazione per il volto di San Sebastiano, ritratto del volto di Gianni Atzori fatto da Antonio Corriga, esposto alla Pinacoteca comunale “Carlo Contini” dal 24 ottobre 2014 – 25 gennaio 2015
 Censura e distruzione che scattò ovviamente per il volto noto e riconosciuto di Gianni Atzori e non certo per il corpo da pugile di Franco Collu.

2)Altra precisazione: Gianni Atzori è stato consigliere comunale con il partito sardo trent'anni dopo i fatti della censura del quadro e la sua attività politica con il Partito Sardo non c'entra nulla con la rimozione-distruzione del quadro di Corriga.



venerdì 20 gennaio 2017

La tela di Antonio Corriga restaurata e riesposta
GIANNI ATZORI TORNA A SAN SEBASTIANO !
dopo 60 anni di scomunica, oggi la benedizione




Dalla censura e rimozione, fino al restauro, ritorno e benedizione.
Questa l'incredibile storia di una mega tela del grande pittore Antonio Corriga.
Protagonista il volto di un oristanese scomodo: Gianni Atzori.A quindici anni dalla morte possiamo così dire che Gianni Atzori torna attraverso questo mega quadro nella chiesa di San Sebastiano.

Negli anni '50, a pochi anni dal fine della seconda guerra mondiale, il ruolo della Chiesa nella società italiana, sarda e oristanese era sicuramente ancora più influente di quello odierno.Un contesto dunque di piena guerra fredda anche interna nel quale chi non credeva era bollato e marchiato in senso negativo.Aver raffigurato San Sebastiano con il volto di un anarchico, per giunta ateo, Gianni Atzori, rappresentava una sfida, una vera e proprio eresia.
Per questo l'esposizione di questa maxi tela nella chiesa oristanese durò appena poche ore.Il tempo di essere visto dall'arcivescovo del tempo Mons.Sebastiano Fraghì (in carica dal 1947 al 1978) per poi vederne la sua distruzione e posa in 8 sacchi come rifiuti.Ma dopo 60 anni quei rifiuti hanno ripreso vita.
Ieri, 19 gennaio, 2017, il volto di Gianni Atzori è tornato alla Chiesa di San Sebastiano ad Oristano.Venerdì 20 gennaio si terrà la solenne celebrazione religiosa. 


Alle 17 ci sarà la processione religiosa col simulacro del Santo per le vie limitrofe alla parrocchia e alle 18 la Messa solenne celebrata dall’arcivescovo Ignazio Sanna. Durante la celebrazione verrà benedetto il quadro restaurato.

 «Alla solennità liturgica -dice ancora il segretario del consiglio pastorale - ci sarà inoltre la partecipazione speciale del corpo della polizia municipale di Oristano che festeggia il proprio Santo Protettore».
Il parroco di San Sebastiano, don Giuseppe Sanna, invita tutta la comunità a partecipare all’evento.
Il “San Sebastiano” di Antonio Corriga ritoprna dunque a casa, nella chiesa a lui dedicata. La parrocchia di San Sebastiano Martire, in occasione della ricorrenza della festa del Santo Patrono, venerdì 20 gennaio ha  inaugurato dopo i lavori di restauro, il quadro del pittore Antonio Corriga realizzato nel 1957.


«Dopo gli interventi di recupero artistico - dice il segretario del consiglio pastorale, Paolo Abis -, seguiti sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni culturali, la tela, a distanza di circa 50 anni, viene riposizionata presso il presbiterio della chiesa».
La Parrocchia, per tale occasione, aveva organizzato una conferenza sul quadro, che si è tenuta   ieri alle ore 18,30. Giornata in cui il quadro è stato scoperto-come vedete dalle foto- e restituito definitivamente alla sua comunità e alla città di Oristano.
Qui sopra articolo Unione Sarda del 24 novembre 2015 e linkiamo anche articolo La Nuova Sardegna di due giorni fa http://lanuovasardegna.gelocal.it/oristano/cronaca/2017/01/18/news/il-ritorno-di-san-sebastiano-1.14735487