
Giovanni Atzori, noto Gianni, insegnante elementare, figura politica oristanese, artigiano e uomo di cultura.
Nacque ad Oristano (Sardegna) nel 1925, figlio del Falegname Boiccu Atzori, fu maestro elementare e artigiano. Ha condiviso la sua vena artistica con i fratelli Nicola, Lelle e Peppinetto.
Nacque ad Oristano (Sardegna) nel 1925, figlio del Falegname Boiccu Atzori, fu maestro elementare e artigiano. Ha condiviso la sua vena artistica con i fratelli Nicola, Lelle e Peppinetto.
Fu tra i primissimi sostenitori in Sardegna della lingua sarda quale idioma da portare all’interno della vita pubblica. Con lui il sardo entrò- in manierà pressochè rivoluzionaria per i tempi (fine anni 50)- nelle scuole pubbliche della provincia: Cabras prima tra queste, dove è ancora oggi conosciuto con il nomignolo di “Su Maistu“. Il suo uso del sardo, variante campidanese, sia in forma parlata che scritta, è da sempre unanimente riconosciuto per ricchezza espressiva, originarietà e proprietà di linguaggio.Fu tra i pochi infatti a evitare la contaminazione italianista delle parole e a mantenere vivo un sardo forbito, autentico e sempre adeguato al contesto.
Giovanissimo iniziò a lavorare come guida turistica all'estero in Francia e in Svizzera (1949-53), prima a Parigi, successivamente a Biarritz (paese basco-francese), rientrò in Sardegna dove alternò il suo lavoro di maestro elementare alla passione per l’archeologia. E’ stato tra i primi oristanesi a rendersi conto dell’importanza della penisola del Sinis nella preistoria sarda collaborando con l'amico l'archeologo Enrico Atzeni (professore di Paleontologia e di Antichità sarde all’Università di Cagliari) nel rinvenimento di alcuni preziosi reperti, oggi esposti nei principali musei sardi.

Celebre un suo accalorato discorso in lingua sarda durante una manifestazione di protesta contro le servitu’ miitari in Sardegna, citato largamente in contesti politici e linguistici (San Salvatore, Cabras, 1980).Consigliere comunale nella seconda metà degli anni ’80 e capogruppo nel comune capoluogo per il Partito Sardo d’Azione, fu tra i dirigenti del partito dei quattro mori anche a livello nazionale sardo. Ad Oristano guidò la sezione cittadina, assieme -fra gli altri- a Maria Teresa Sechi (già presidente della Provincia di Oristano).

Insieme a Gigi Sanna, e’ stato autore anche di una delle prime pubblicazioni sulla letteratura in Lingua Sarda e sulla storia della Sardegna-copertina a lato- (Sardegna, Lingua Comunicazione e Letteratura, edizioni Castello e Omines- edizioni Castello ). Con questa pubblicazione prima e con " Omines dal Neolitico all’ eta’ Nuragica" (edizioni Castello) poi, attraverso l’esame delle tavolette bronzee di Tzricotu (Cabras), nonostante l’inspiegabile silenzio e scetticismo di alcune autorita’, contribuì in maniera concreta a rilanciare il dibattito sul controverso tema dell’esistenza di una scrittura nuragica o paleosarda. Fu anche un grande appassionato d’arte: lavorò svariati materiali.Dall’ossidiana del Monte Arci (nella foto alcuni coltelli), ai coralli rosso e nero (quest'ultimo prima di allora sconosciuto in Sardegna) del Sinis, alle pietre dure, ma anche il corno, l'osso e la trachite di Fordongianus.
Collezionista di minerali e fossili sardi e non solo, ha partecipato a svariate decine di mostre ed esposizioni in ogni parte d’Italia.
Le sue opere (statuine-nella foto-, gioielli, collane e monili vari) sono state esposte fra l’altro all’Antiquarium Arborense di Oristano (1995) nella fortunata mostra intitolata “Aurum Nigrum” e attualmente possono essere visitate nelle collezioni permanenti dei comuni di Pau sul Monte Arci (Provincia di Oristano) e di Teulada (Provincia di Cagliari).Cinque gioielli artigianali, realizzati da Gianni Atzori in argento e pietre dure si trovano invece in una mostra permanente del Museo del costume e del gioiello sardo presso il Palazzo Boyl di Milis (Provincia di Oristano).Si tratta di: una “perda ‘e latti” in cristallo di roccia, una “perda ‘e bambini” in diaspro rosso, una “perda ‘e tronu” in diaspro verde, una “perda ‘e fogu” e un “pinnacheddu” in ossidiana. Gli amuleti sono stati donati nel 2004 al comune di Milis dalla famiglia Atzori .
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